Massimo Bottura è tra i 28 creativi più influenti del globo. A stabilirlo, il New York Times che, per il 2016, ha affiancato lo chef modenese a personalità del calibro di Michelle Obama e Lady Gaga.
«Lo chef dietro il ristorante migliore del mondo» dicono di lui in America e lo annoverano tra i “geni creativi” che «dai loro studi, sale di incisione, atelier, set cinematografici e cucine hanno, con il loro spirito inventivo, segnato il dibattito culturale dell’anno appena trascorso».
Un nuovo riconoscimento che va ad aggiungersi alla laurea honoris causa recentemente ricevuta dall’Università di Bologna e ai crescenti apprezzamenti che la sua “Osteria francescana” ‒ tre stelle Michelin ‒ sta riscuotendo a livello internazionale.
Una cucina poliedrica e visionaria
Paragonato a vere e proprie leggende dei fornelli come Ferran Adrià Acosta e René Redzepi, Massimo Bottura è definito alla stregua di un alchimista appassionato che, però, rispetto ai due colleghi, percorre una dimensione più solitaria e intimistica, nell’ambito di una ricerca “privata e idiosincratica”.
Una dimensione emozionale sospesa tra le ricette tradizionali della propria terra e le rivisitazioni uniche che lo chef mette in atto, dopo averle filtrate e rielaborate attraverso le proprie esperienze di vita e il suo personalissimo immaginario. Un mix di arte visiva e musicale del quale Massimo Bottura ammette di non poter in alcun modo fare a meno durante la fase creativa dei propri piatti.
Capacità e visioni che non si possono ricondurre semplicemente a quelle di un abile cuoco, ma che sono espressione di una mente eclettica, aperta, curiosa, al servizio di una passione smodata e totalizzante. «Lo chef contemporaneo è molto più della somma delle sue ricette» aveva ammesso lo chef emiliano nell’intervista rilasciata a Jeff Gordinier lo scorso ottobre. Ed è a questo principio che si ispira la sua opera.
Tradizione, musica e arte, quindi, perché la cucina non può prescindere dalla storia e dalle qualità che fanno dell’uomo un essere senziente, un attore sociale dotato di un’alta percezione delle cose che lo circondano.
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Un vero artista secondo il New York Times
La sua arte, la sua visione lo hanno portano a realizzare progetti come il RefettoRio di Rio de Janeiro, dove, durante le ultime Olimpiadi, ha nutrito migliaia di senzatetto utilizzando solamente cibo di recupero. La stessa arte che lo ha incoronato come uno dei 50 migliori chef del mondo, e che ora lo consacra una tra le personalità più incisive e influenti del pianeta.
Questo, in sintesi, è Massimo Bottura per il New York Times: un artista, prima ancora di essere un cuoco.
Altri due italiani compresi nella prestigiosa lista: Donatella Versace e Alessandro Michele, direttore creativo di Gucci.
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