Ha appena trent’anni Marco Martini, eppure è già chef patron (per di più stellato) di una bellissima struttura romana, ubicata strategicamente su Viale Aventino, nelle vicinanze del Colosseo. Gli ambienti, contigui alla Townhouse con le sue 11 camere, sono diversificati: c’è l’originale sala liberty del ristorante, con le vetrate, il pergolato e mille piante; ma ci sono anche diversi spazi esterni, fra cui una terrazza convertita in open garden, che di sera si anima grazie a un servizio di aperitivi gourmet.
Carriera veloce in cucina dopo il pallone ovale
Tappe bruciate, un po’ come le ultime yard della sua vita precedente. Quando Marco Martini giocava a rugby, il pallone ovale conficcato in corpo nelle partite della nazionale giovanile e in serie A. Agonismo e gagliardia non sono certo scemati, quando ha optato per un’altra divisa, andando a sfornare qualche pizza, per poi affiancare Antonello Colonna, prima in stage, poi da commis, per finire sous-chef e chef executive dell’Open Colonna. E ancora l’Apsleys di Heinz Beck e il ristorante di Tom Aikens a Londra, in cerca di nuovi stimoli prima dell’affondo sul campo romano.
Come mangiare nei ristoranti stellati a prezzi scontati
Nel 2013 parte infatti l’avventura della Stazione di posta, locale che definire informale è poco situato nella periferia cittadina, dove per la prima volta Martini si esprime da chef: la formula è democratica, la cucina pienamente gastronomica, tanto che a stretto giro arriva la stella Michelin. The Corner tuttavia, inaugurato nel 2016, è un’altra cosa: perché Martini è patron, senza laccioli proprietari, e per l’eleganza della struttura, che gli mette a disposizione i mezzi per far meglio.
Invariata resta invece la squadra, come nei campionati vittoriosi: con Martini ci sono il sous-chef Vincenzo Paolicelli e il direttore di sala Andrea Farletti; neppure il lavapiatti è cambiato. Mentre lo shaker è nelle mani di Matteo Nicolì, sia nella lounge, dove è disponibile una piccola carta di piatti storici, che al ristorante. Martini è stato fra i primi a puntare sull’abbinamento con i miscelati e la sinergia, anche via garnish, è totale: novità dell’anno è il Martini di Martini, servito sul sottobicchiere di un tappeto spruzzato di essenza di pino silvestre dentro una lampada di Aladino; a miscelare vermouth dry alla salicornia e Gin Mare al tavolo è il nuovo bar manager Daniele Gentili. In carta restano comunque 180 etichette, in gran parte da vitigni autoctoni e piccole cantine.
Piatti stellati a prezzi interessanti
A pranzo c’è una formula easy, ma i menu degustazione della sera, con la loro mitragliata di piatti, restano democratici nello spirito e nei prezzi, che partono dai 55 euro. “Perché la mia cucina viene dal basso”, ama ripetere lo chef. E le memorie romane non mancano in piatti, che pure cercano il contrasto con altre culture, soprattutto orientali, oppure forme del mangiare. Romana è la definizione del gusto vivido e ancestrale, si direbbe a tratti contadino, attorno al quale impazza il gioco.
Pizza bianca e mortadella in forma di raviolo; carbonara e cacciatora, di rana pescatrice però; porchetta sì, ma di ricciola: nulla cambia, se non il twist della sorpresa, nell’inversione fra carne e pesce o nell’ennesima contaminazione spiazzante.
Autrice: Alessandra Meldolesi
Ristorante The Corner
Viale Aventino 121 – 00153 Roma
Tel. +39 06 45597350
Mail: [email protected]
www.thecornerrome.com
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