Passata lo sbronza sanremese ‒ a bocce ferme ‒ viene più facile abbozzare una disamina che contestualizzi la kermesse canora più importante d’Italia in un’atmosfera più ampia che potremmo riassumere nella trita locuzione: “dove sta andando il mondo”.
Tra Masterchef e talent show
Ebbene, la vittoria di Francesco Gabbani ci dice un paio di cose. Anzitutto l’importanza dei reality nell’immaginario collettivo. Alla lunga lista degli “artisti” usciti dai maggiori talent show (Elodie, Sergione Sylvestre, Alessio Bernabei, Chiara, Nesli, Alice Paba, Michele Bravi e Giusy Ferreri) si va ad aggiungere anche l’uomo che si cela dentro la scimmia del vincitore. Eh già, perché il ballerino dietro la maschera ‒ che, presumibilmente, ha inventato il balletto più imitato nell’anno a venire ‒ altri non è che Filippo Ranaldi, coreografo di X Factor. Quasi una lobby che, via via, sta conquistando terreno nei palinsesti televisivi.
A dimostrazione che il movimento sta acquisendo sempre più la caratura di un monopolio, un cameo di prestigio è toccato anche allo chef Carlo Cracco, star di Masterchef Italia. Una breve apparizione sul palco sanremese, senza addurre più di qualche parola, quasi bastasse la sola presenza scenica ad onorare il cachet.
È tempo di sentirsi frivoli
Un link quello tra “Occidentali’s Karma” e universo gastronomico che ci spiega, senza ulteriori fraintendimenti, quanto, oggi, in Italia, sia basilare la voglia di disimpegno. Non è un caso che gli italiani abbiano preferito la (apparente) leggerezza di Francesco Gabbani al sermone di Fiorella Mannoia. Insomma, piuttosto che stare a sentire chi, dal pulpito, ti spiega la vita e come condurla, è arrivato il momento di buttarla in vacca e iniziare a ballare.
Gettarsi alle spalle i terremoti, le inondazioni, le nevicate e la crisi economica e farsi un balletto o una bella mangiata per stemperare gli animi, per liberare endorfine, per tornare finalmente a godere di qualcosa. E allora ben vengano Francesco Gabbani e la sua scimmia, ben venga “Occidentali’s Karma” che, anche se infarcita di frasi fatte e luoghi comuni, non è banale come sembra. E non è acuta come dicono. È quel giusto mezzo che fa nazional popolare, che ci fa ballare insieme senza sentirci stupidi, che fa sorvolare sulla coreografia didascalica (“Quando la vita si distrae, cadono gli uomini”… e la scimmia si accuccia. “La scimmia si rialza”… e la scimmia si rialza), e ci fa apprezzare le cose senza attivare alcun senso critico. Questione di percezione, direbbe qualcuno. Quella particolare attitudine che permette un “sentire” di pancia, lontano da troppi razionalismi. Eppure, il testo della hit è un classico esempio di come una semplicità funzionale sia difficile da raggiungere. C’è bisogno di maestria e ingredienti studiati ad hoc, di sensibilità e grande conoscenza tecnica in vista di approntare un’amalgama perfetta. Per i parolieri come per i grandi chef. Una leggerezza piuttosto ricercata, insomma. Una leggerezza dannatamente seria.
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